Star in Hotel: i capricci dei vip in albergo
I capricci delle celebrities sono ben noti. Ma se è universalmente noto che Naomi Campbell ha una velocità di mano superiore a Mike Tyson e Madonna un olfatto anti fumo più sviluppato di un cane antidroga, forse meno conosciute ma altrettanto intriganti sono le assurde richieste che cantanti, attori, modelli e star si accaniscono a riversare sugli e negli hotel.
Più il lusso trabocca più i vasi di pandora esplodono: alle cifre da capogiro che sono disposte a pagare senza battere ciglio per risiedere negli hotel più fashion del globo le star e starlette di turno fanno corrispondere pretese tanto più assurde quanto più necessarie.
Se il filo conduttore è dunque l’intransigenza alla “tu non sai chi sono io”, la personale interpretazione del proprio divismo è invece di tale variabilità e inventiva da meritare un capitolo a parte. Perché non si pretendono solo servizio impeccabile e assistenza continua: l’hotel di lusso è la sacra mecca del capriccio.
E allora tra le perle della ragionevolezza ecco Rihanna, che usa preannunciare il suo arrivo nei fortunati hotel da lei preselezionati così da dare il tempo all’entusiastico staff di ricoprire di rivestimenti leopardati divani e poltrone. Mariah Carey, che varca la soglia della hall se e solo se la temperatura è stabilmente posizionata sui 24 gradi. Jennifer Lopez mangia solo da posate candide. E Mary J. Blige? La black lady vuole toilettes nuove per paura di microbi e malattie. Ci si chiede come faranno negli hotel a ricostruirne ogni volta di nuove.
Quando si tratta di occupare una stanza d’albergo i personaggi famosi sanno stupire per capricci e cattive maniere.
I vip-ospiti più maleducati ed eccentrici raccontati da chi li ha conosciuti molto da vicino, i concierge, sono una vera chicca per gli amanti del gossip che possono scoprire così i retroscena più intimi dei personaggi famosi.
La stramberia vippesca non è nemmeno una novità o invenzione di cui poter vantare contemporanea creazione, se le stramberie dell’iconoclastico Salvador Dalì ne fanno ancora soggetto di racconti e aneddoti bizzarri: a detta dei dipendenti dell’Hotel Meurice di Parigi, la sua passione surreale per gli animali ne comportava la costante compagnia di cuccioli di leopardo e, negli ultimi anni di vita di un cavallo e degli agnelli direttamente al proprio capezzale. Soddisfatte le sue bizzarre richieste, Dalì però almeno almeno ringraziava i dipendenti più premurosi con preziose litografie da lui autografate (e gli eredi oggi miliardari immagino ringrazino).
E se di Axl Rose, il mitico (o almeno ex mitico) cantante dei Guns N’ Roses, ancora si ricorda l’arresto nel 2006 a Stoccolma (in preda ai dolci effluvi di Bacco, oltre ad aver rotto uno specchio del Berns Hotel, discusso con una signora nella hall, il non più giovane ma dannatissimo ribbbelle azzannò addirittura a una gamba uno degli addetti alla sicurezza), la prima posizione gli viene rubata dal fantasma dello storico batterista degli Who, Keith Moon.
Grazie a lui nel 1967 l’intero gruppo fu bandito a vita dalla catena di hotel Holiday Inn: il sobrissimo e pacato musicista si lanciò con l’auto nella piscina dell’albergo di Flint e poi mise a fuoco la stanza nel tentativo di spegnere le candeline di una torta. Quanta rigidità… a chi non potrebbe capitare?
Ma a conquistare l’attenzione della stampa quotidiana, forse gelosa di riflettori ancora puntati su star del passato (addirittura trapassate), o forse semplicemente e autenticamente drama queen, è l’immancabile tocco di Lady Gaga.
A puntare il dito contro gli eccessi della regina della comunicazione mediatica niente popò di meno dello staff del prestigioso Intercontinental Hotel di Londra.
Una delle cameriere dello sciccosissimo hotel non ha dubbi al riguardo: le tracce di liquido rosso lasciate dalla Monster girl l’estate scorsa nella vasca da bagno della sua suite sono tracce di sangue. Mirato ovviamente a un sacrificio satanico. (E non perdiamo tempo a chiederci da dove origini tale sicurezza sanguigna né perché per forza scomodare Satana).
Gaga insomma anziché immergersi nel latte d’asina e finire imbalsamata come Cleopatra avrebbe optato per una rigenerante immersione nel sangue come parte integrante di non si sa quale rito.
Così, mentre gli altri superficiali membri dello staff dell’hotel parlano di un possibile costume di scena la governante, protetta da Scotland Yard, resiste indomita al mobbing del concierge che la invitò a “cancellare dalla sua mente l’accaduto”.