Luxury Hotel: le 7 stelle del Town House Galleria di Milano
Seconda stella a destra questo è il cammino? Naaaaaaaaa, ma ‘ndo vai se la settima stella non ce l’hai?!
Esistono confini al lusso? Chi lo sa. Quel che è certo è che in fatto di ospitalità non si bada a restrizioni se le tanto osannate 5 stelle e 5 stelle extra lusso o le categorie superior non sono più il top. Anzi, diciamocelo, rientrano probabilmente nella categoria lowcost per qualsivoglia russo degno di tale nome. Scavalcando addirittura la sesta (chi sa perchè poi, non mi risulta che il 6 sia un numero infausto in alcuna cultura diffusa) nascono i primi hotel 7 stelle. In pratica un firmamento… per entrare nel quale anziché brillare a tempo indefinito nel cielo occorre un attestato ufficiale riconosciuto a livello mondiale attraverso una commissione tecnica per identificare la natura extra-lusso di una struttura alberghiera (dove, si badi, è proprio “extra” la parola chiave).
Addirittura lo statuto del 7 stelle prevede la presenza di ispettori in incognito pronti ad apparire come per magia per testare i servizi dell’hotel anche per tre anni. Professione questa, quella del testatore di lusso, che mi pento amaramente di non aver considerato in precedenza, e che, ora scoperta rientrerà senz’altro tra le prime in lista al mio invio cv.
Che poi sempre mi son chiesta: ma a un certo livello di lusso, cosa fa la differenza tra altissimo-altissimissimo e altissimissimissimissimo livello? Per spendere migliaia di euro per del tempo passato dormendo, e quindi in uno stato di incoscienza, che devo provare al mattino per giustificare la spesa? Trovarmi Brad Pitt nudo nel letto pronto ad assecondare ogni mio capriccio con sguardo adorante e innamorato? O potrei anche rinunciare alla parentesi amore in favore dell’addominale tartarugato e accontentarmi del puro piacere di potermi far accidentalmente paparazzare e pubblicare su ogni rivista scandalistica esistente da conservare religiosamente e mostrare ai nipoti dei nipoti dei miei nipoti?
Oppure “lusso” è farsi inifilare il pigiama da un maggiordomo personale? E nel caso, il maggiordomo in questione è per caso specializzato anche nel lavarti i denti quando speri solo di teletrasportarti sotto le coperte? Ma in quel caso ha senso voler soprassedere sul sapore di un dentifricio probabilmente aromatizzato al caviale che forse sarebbe il caso di scolarsi alla goccia senza aver cuore di sputare?
Per scoprirlo “basta” andare a Milano, in Galleria Vittorio Emanuele, nel primo Hotel 7 stelle d’Europa pensato per clienti ricchi ed esigenti: guadagno, pago, pretendo.
Il leggendario tripudio di eccellenze si chiama Town House Galleria ed è l’unico Hotel a poter vantare la sua sede all’interno della storica galleria milanese simbolo e status symbol cittadino dall’Ottocento in avanti. Via di collegamento tra Palazzo Marino e Piazza del Duomo, la Galleria Vittorio Emanuele è un ponte tra sacro e profano, il salotto buono della città. Al suo interno si concretizza l’ideale della “Milano bene”: i rumori del traffico sembrano distanti, la luce è morbida e soffusa, le insegne dei negozi sono liberty e sognanti, persino la pavimentazione a mosaico pare sottendere l’ingresso in una sala ricevimento d’altri tempi, tutto insomma sembra ovattato pur trovandosi nel centro nevralgico di una metropoli. E questo è un plus che si (stra)paga.
A saperlo meglio di tutti è il torinese Giancarlo Rosso, Presidente del Gruppo Town House (creato con il fratello Franco Rosso, quello dell’omonimo tour operator, e del figlio di questi, Alessandro, buon sangue non mente), di cui fa parte il Luxury Hotel milanese. Una sinergia destinata al successo sin dal connubio tra talento imprenditoriale della famiglia Rosso da una parte (automatico flash automatico alle poltrone in pelle umana del super capo di Fantozzi) e estetica innovativa di un uomo di punta del design e dell’architettura come Ettore Mocchetti, fantasmagorico direttore del periodico AD Architectural Digest.
“Suite con vista in Galleria”, “Milano vede le stelle”, “Oltre i limiti”, “Milano a 7 stelle, l’hotel da mille e un desiderio”…
Il 7 marzo 1865, Vittorio Emanuele II pose la prima pietra della Galleria.
Il 7 marzo 2007 l’albergo Town House Galleria ha aperto ufficialmente i battenti, con un battesimo tutt’altro che sangiovanniano, annaffiato da champagne e salutato un animante dalla stampa internazionale quale caso-albergo con tutte le carte in regola per ambire a essere annoverato nel Guinness dei primati.
“Abitare la Storia” è stato il principio guida di Alessandro Rosso, la filosofia che ha guidato la ragione d’essere del suo albergo: le originali forme architettoniche della struttura sono state mantenute al fine di ottenere un restauro, a detta addirittura di un imprevedibile Vittorio Sgarbi, “(movimento di ciuffo)-perfetto”.
Tutte le finestre, rivisitate mantenendo la struttura originale dell’antico impianto, concedono l’ineguagliabile occasione di ammirare, da pochi centimetri di distanza, bassorilievi e fregi artistici. I soffitti superano i cinque metri di altezza e, in alcuni ambienti, conservano ancora gli affreschi originali di fine ‘800.
Omaggio al passato e alle sue vestigia, restauro e dedizione alle belle arti insieme quindi, ma ovviamente, anche apertura e focus sulla contemporaneità. Perché, come insegna Lapo, la svolta è il design, rigorosamente di avanguardia: dalle tecnologie avanzate alla loro applicazione in ogni campo possibile e futuribile, il design si esprime in ogni dettaglio, e soprattutto nelle modalità di utilizzo della luce, con effetti che non si limitano a integrare l’arredamento e la decorazione, ma “costituiscono un elemento di primo piano, il tocco essenziale che conferisce a ogni suite la capacità di essere accogliente e raffinata. Baluginii, riflessi, penombre, chiaroscuri, fonti luminose mobili, flussi cromatici, fluorescenze… splendide invenzioni che, al calar della sera, accendono le Sette Stelle del Seven Stars Galleria”. Non serve arrivi il Santo Natale perché si accendano le luminarie insomma.
Al Town House Galleria qualsiasi desiderio è un ordine, e come tale viene soddisfatto: se già abbandona le leggende metropolitane al proposito si racconta per esempio del primo ospite americano dell’Hotel che, venuto a Milano per togliersi lo sfizio di soggiornare in un 7 stelle, non aveva pensato di prenotare una visita al Cenacolo Vinciano in Santa Maria delle Grazie (beata ignoranza). Errore gravissimo, ci son cose che non si possono comprare: scavalcare l’interminabile fila di prenotati per l’Ultima Cena di Leonardo (meglio portarsi avanti e prenotare in proiezione del cambio generazionale con la speranza che i propri nipotini riescano a vedere il capolavoro vinciano prima della propria di ultima cena). Bhe, credeteci o meno, IL Town House risolse immediatamente il problema grazie ad un canale privilegiato con i principali musei, gallerie, monumenti della città. E il tutto senza bisogno di cementare i piedi di nessuno o senza spargimenti almeno ufficiali di sangue. Per non far dire all’ospite americano: tutto sublime … però…
E se avete mai desiderato avere un maggiordomo tutto vostro 24 h su 24 (ho un amico che ne chiese uno a Babbo Natale nella sua prima letterina dei desideri alla tenera e innocente età di 6 anni), beh, siete nel posto giusto. Finalmente l’occasione per una mano d’opera ininterrotta e legale che permetta di sentirsi padroni del mondo: il vostro piccolo maggiordomo da compagnia vi preparerà la prima colazione, controllerà che ogni cosa corrisponda alle vostre esigenze, vi porgerà i quotidiani e le riviste da voi richieste (sia mai lo stretching del bicipite fosse troppo devastante), prenoterà gli eventi culturali o artistici suggerendovi i luoghi più affascinanti e i tour indimenticabili di una città che riserva sempre delle sorprese.
Oltre ai guanti bianchi non mancano ovviamente l‘autista personale o, se preferite un’auto di lusso a vostra disposizione (anche se la caduta di stile dell’arrivare davanti a Bulgari ricoperti di ori e argenti per dover poi allontanar visi per cercare parcheggio spingerebbe a optare per la prima).
Inutile specificare l’ineccepibilità del livello delle suites dell’Hotel: queste regine del regno delle camere riflettono la storia, lo charme e lo stile della città di Milano garantendo al più esigente e raffinato dei viaggiatori un soggiorno indimenticabile. Tra i 40 e i 160 mq, un tripudio di arredamento e design, pavimenti in rovere, armadi a scomparsa e cassetti auto-chiudentesi, per un’idea di comfort innovativa basata sulla selezione di ogni dettaglio e la prevenzione di ogni desiderio: prima dell’arrivo è possibile richiedere i propri libri preferiti o una collezione di opere (probabilmente anche inedite) del proprio scrittore prediletto, un servizio di calzature su misura e, a disposizione di ogni ospite, una valigia per gli acquisti (le cui dimensioni non sono purtroppo indicate).
Le docce dei bagni hanno la cromoterapia.
L’Hotel è studiato per soddisfare tutte le esigenze anche di chi viaggia per affari, dotato non solo come il più becero dei 3 stelle di servizi Internet WI-FI in tutte le camere., ma, almeno per quanto concerne le suite, di tutto ciò che è indispensabile in un ufficio: una linea telefonica doppia, le più sofisticate apparecchiature IT, computer portatile collegato ad una stampante a colori, linea fax e, a richiesta, una segretaria e servizio traduzione.
Gli ospiti più giovani (altrimenti detti bambini) avranno a loro disposizione un’ampia scelta di libri illustrati e di fiabe, giochi d’avventura e da tavolo, puzzle e videogame, biancheria su misura e piatti della cucina internazionale.
A proposito di cucina nell’esclusivo Ristorante La Sinfonia gastronomia di alto livello sin dalle prime ore del mattino per la prima colazione, con menù variabili stagionalmente, un esclusivo Bar e servizio in camera 24 ore su 24. Nel caso si sbricioli il croissant sulle lenzuola è evidente penserà il maggiordomo a leccare personalmente ogni traccia di marmellata.